SESTO RAGGIO

Mauro Morelli non è un eroe né un antieroe. Non si può definire immorale, dato che non ha una morale. È un uomo che ama le donne. A modo suo.
È una vecchia lenza scafata, eppure finisce in galera accalappiato da un’infamona. Per via del sesso, il suo chiodo fisso. L’accusa è di stupro e strozzinaggio.
Sei mesi a San Vittore. Nel sesto raggio, quello degli infami, lui che credeva di sapere tutto della vita, impara qualcosa. Anche l’attesa del processo agli arresti domiciliari, per quasi un anno, gli fa scoprire parti insospettate di se stesso e degli altri.
Alla fine si svolge il processo, lungo ed estenuante.
Il Morelli non è colpevole. Ma nemmeno innocente. O forse, a modo suo, è colpevole e innocente.
È la storia vera di un amico, che me l’ha regalata. Lui pensa di essere protagonista di un filmaccio noir, ma in realtà si tratta di una commedia nera.
Non sono uno stinco di santo, dico la verità. E neanche ci provo a farvi venire una lacrimuccia di compassione. Macché.
Ne ho fatte di cotte e di crude, e non ho rimpianti. Be’, magari solo un paio, per il resto me la sono goduta.
Il sesso è sempre stato il mio chiodo fisso, da quando avevo dodici anni e spiavo mia zia spogliarsi in bagno. I chiodi però servono anche per metterti in croce, no? E a me è successo qualcosa di così fuori dal mondo che per forza dovete saperlo.
Perché, e non ve lo auguro, potrebbe capitare anche a voi.